Aspergillosi
Trattasi di una patologia di tipo infettivo, ma le sue caratteristiche immunologiche e cliniche la pongono per tradizione tra le granulomatosi. L’aspergillo (Aspergillus fumigatus, niger, flavus) è un saprofita resistente alla fagocitosi ed angioinvasivo che cresce bene a 37 gradi. Può causare malattia in due modi: o tramite i suoi antigeni e quindi provocare una classica asma allergica IgE mediata o un’alveolite allergica estrinseca, oppure colonizzando i polmoni e proliferando all’interno di essi. Quest’ultimo caso è quello che si manifesta come malattia granulomatosa con varie caratteristiche. L’aspergillosi broncopolmonare (impriopriamente detta allergica) è dovuta appunto alla colonizzazione bronchiale da aspergilo, che evoca una intensa risposta cellulare e umorale (IgE, IgG). Si formano granulomi bronchiali, bronchiectasie e focolai di vera e propria polmonite eosinofila. La malattia evolve tra fasi acute (tosse, febbre, espettorazione di tappi brunastri, emottisi, infiltrati polmonari all’RX del torace) e fasi di quiescenza in cui può residuare solo una “tipica” asma allergica. Nell’aspergillosi polmonare solitamente gli eosinofili periferici sono molto elevati e così pure le IgE totali. La diagnosi di certezza si fa dimostrando le ife fungine nell’escreato o nel broncolavaggio. A conferma della particolarità della malattia, gli antimicotici sono solitamente inefficaci e l’unica terapia che funziona sono gli steroidi sistemici. L’aspergillo può anche formare dei veri e propri conglomerati voluminosi (micetomi) su bronchi sani, ma più di frequente all’interno di caverne, cisti o bronchiectasie. In tal caso, alla sintomatologia sopra descritta potranno essere associati segni dovuti all’espansione della massa fungina. La terapia dell’aspergilloma è chirurgica. Nei soggetti immunodepressi si può avere la gravissima forma di aspergillosi disseminata invasiva che conduce ad una polmonite necrotizzante.