Riacutizzazioni della BPCO

Le riacutizzazioni della broncopatia cronica ostruttiva (BPCO),  definite come un aggravamento dello stato clinico di base del paziente e caratterizzate da un peggioramento del corredo sintomatologico (dispnea, respiro sibilante, tosse con produzione di espettorato, spesso mucopuru­lento o purulento, eventualmente febbre), sono una manifestazione comune nel­la pratica clinica. Questi episodi comportano un deterioramento della funzionalità respiratoria, con un aumento del rischio di morbilità e mortalità a breve e a lungo termine, incidono sulla qualità di vita, limitando i pazienti nelle loro più sem­plici attività e sono responsabili di una percentuale significativa dì visite me­diche, accessi in Pronto Soccorso ma in particolar modo dì ospedalizzazioni, necessarie per quei pazienti con funzionalità respiratoria più compromessa (FEV1 <40%) e/o per il fallimento della terapia domiciliare. Se ne evince che per il contenimento dei costi l’obiettivo principale è prevenire le riacutizzazioni. Il ripetersi degli eventi acuti si associa ad un maggiore declino funzionale e ad una progressione più rapida della malattia verso livelli più gravi. E’ altresì confermato che un FEV1ridotto si associa ad una maggiore frequenza di riacutizzazioni e che le infezioni dell’albero tracheobronchiale costituiscono l’evento scatenante più comune. Anche in condizioni di stabilità clinica, è frequente rilevare colonie di germi lungo le vie aeree. La stessa colonizzazione batterica all’interno delle vie aeree, favorita dalla continua esposizione ad agenti nocivi (fumo di sigaretta, inquinamento ambientale, fattori occupazionali, infezioni virali), che alterano le difese naturali del polmone, è in grado di produrre forti quantità di sostanze flogogene, che alimentano un sottostante processo flogistico responsabile di un ulteriore danno anatomico e funzionale sull’epitelio respiratorio e di una caduta aggiuntiva dei poteri difensivi locali, creando pertanto un circolo vizioso capace di autoalimentarsi. L’ infiammazione bronchiale generata dai batteri, che già in condizioni di stabilità clinica influenza negativamente la funzionalità respiratoria, raggiunge l’apice nella fase di riacutizzazione, che non si risolve mai completamente, favorendo la comparsa di nuovi episodi acuti. spesso di entità più grave. Se la limitazione al flusso aereo è lieve o moderata Haemophilus influenzae, Streptococcus pneumoniae, Moraxella catarrhalis sono i batteri di più frequente riscontro; in presenza di grave ostruzione occorre invece sospettare altri agenti di infezione quali enterobatteri Gram‑negativi e Pseudomonas. Ulteriori fattori di rischio per i suddetti microrganismi che spesso assumono la caratteristica di multiresistenti sono la durata della malattia (> 10 anni), più di 4 riacutizzazioni/anno, l’assunzione cronica di steroidi orali, l’impiego di betalattamici nelle 3 settimane precedenti l’episodio acuto, alterazioni strutturali del parenchima polmonare (bronchiectasie), l’età avanzata.